Animali e fotografia, l'arca di Steve McCurry
Gli animali ritratti dal grande fotografo americano tra guerre e reportage ai confini del mondo
Laura Leonelli
«Se tu non ti metti per terra in mezzo agli animali, non puoi neanche vedere il cielo con le stelle, e non potresti neanche essere redenta». Scriveva così Franz Kafka alla fidanzata Felice, e in quelle poche parole sembrava riassumere la vastità della creazione e suggerire la visuale migliore per contemplarla e immaginare il perdono. Per terra. Accanto agli animali. Incrociando, prima di perdersi nelle luci del cielo, gli occhi di queste creature, così umili e innocenti. Anche Steve McCurry, a modo suo, negli infiniti reportage che lo hanno portato in ogni angolo di mondo, in tempi di pace e di guerra, ha scelto di sedersi idealmente in mezzo agli animali e di ritrarli nel loro antichissimo e complesso rapporto con l’uomo, là dove l’uomo ha trasformato gli animali in forza lavoro, cibo, compagni di viaggio nonché presenze amiche e tenerissimo sollievo alla solitudine. Così, con questo sguardo vitale e profondo, prende il via la mostra Steve McCurry. Animals, aperta nella nuova sezione dedicata alla fotografia del Museo delle Culture di Milano. Una mostra coinvolgente, come avviene da tempo per questo autore amatissimo dal grande pubblico, che ha il dono di mostrare l’ultima stagione felice del fotogiornalismo, una maestria tecnica straordinaria, e soprattutto la ricchezza di un archivio nel quale Biba Giacchetti, curatrice dell’esposizione, si immerge ogni volta con voluttà, tornando in superficie con nuove e sorprendenti selezioni.
Da oltre trent’anni, in ogni continente e in ogni condizione climatica, gli animali camminano, volano, brucano, strisciano, abbaiano, ragliano e magari mordono a fianco di Steve McCurry. Ma prima che uno di loro entri come simbolo di innocenza o vittima della ferocia umana nell’obiettivo di questo grande autore Magnum bisogna aspettare il 1990. Con la Guerra del Golfo, Saddam Hussein invade il Kuwait e in ritirata, un anno dopo, incendia più di seicento pozzi di petrolio, provocando una gigantesca catastrofe ambientale. Sullo sfondo di colonne infuocate, nello scenario di un’apocalisse cinematografica – e non dimentichiamo che McCurry ha studiato cinema alla Penn State University, in Pennsylvania – appare una fila di dromedari, disorientati, senza meta, prossimi alla morte. E la giuria dei bambini del World Press Photo premierà questo scatto.
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