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Bellezza, capitalismo e carità

L’arte celebrava in modo superbo il successo economico della città e il welfare era il più avanzato d’Europa

​Città laica è sempre stata Firenze. Una città che praticava la moderna separazione dei poteri. Lo si vede già nel suo assetto urbanistico. Da una parte c’è piazza del Duomo, la sede del potere religioso con la cattedrale di Santa Maria del Fiore, con il palazzo dei Vescovi, con il battistero di San Giovanni “umbilicus urbis” e Palladio della città; dall’altra parte c’è la piazza del potere amministrativo e politico, piazza della Signoria.
In mezzo, esattamente a metà dell’asse viario che unisce i due luoghi, c’è quella chiesa che non sembra neanche una chiesa ma piuttosto una munita fortezza, che risponde al nome di Orsanmichele. È un luogo sacro che è stato anche e soprattutto, per secoli, il luogo di rappresentanza delle Arti e delle Corporazioni. Qui la città del lavoro, del denaro, della produzione e del mercato aveva, nel Tribunale di Mercatanzia e nelle statue dei santi protettori delle arti, la sua politica e istituzionale rappresentazione. Orsanmichele era insieme Camera del lavoro, Confindustria e Camera di Commercio. Da lì, dal lavoro degli uomini che le Arti associavano e tutelavano, veniva il denaro che finanziava i tesori d’arte che occupavano i palazzi e le chiese moltiplicandosi nella città e nel territorio. Le statue dei santi patroni delle Arti che popolano le nicchie di Orsanmichele fanno, tutte insieme, una superba antologia della grande arte fiorentina del Rinascimento. Sono di bronzo, realizzate da Lorenzo Ghiberti, il più celebre e il più costoso fra gli artefici cittadini, le statue delle Arti maggiori (Santo Stefano per l’Arte della Lana che raccoglieva il sindacato degli industriali tessili, San Matteo per l’Arte del Cambio, il cartello dei banchieri che condizionava e controllava il potere politico, San Giovanni Battista, protettore di Calimala, la potente società commerciale che era “main sponsor”, diremmo oggi, del Battistero). È di bronzo, capolavoro di Andrea del Verrocchio, il gruppo scultoreo con l’Incredulità di san Tommaso, emblema del Tribunale di Mercatanzia, la potestà giuridica che, dovendo vigilare sul mercato del lavoro e sulle normative commerciali, aveva il compito di certificare la verità, proprio come fece san Tommaso quando volle toccare con le sue mani il costato del Risorto. Sono di marmo le statue delle Arti Minori (Maestri di Pietra e di Legname, Maniscalchi, Spadai e Corazzai e così via), corporazioni meno importanti come rango politico, anche se gli artisti che hanno scolpito le statue dei loro patroni si chiamavano Donatello, Brunelleschi, Nanni di Banco.

di Antonio Paolucci

storico dell'arte, direttore dei Musei Vaticani