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I pavimenti del cielo

Eredità dell’antico, il cristianesimo fa dei tappeti musivi una mappa simbolica della fede, una geografia della salvezza

​L’arte del mosaico, tanto parietale quanto pavimentale, sembra aver avuto origine nel Vicino Oriente e di lì essersi affermata in tutto il mondo greco ed ellenistico, raggiungendo forme di straordinaria perfezione durante l’impero romano.
Essa doveva originariamente ispirarsi alle pitture e ai tappeti che nel Vicino Oriente servivano a decorare sia le pareti sia i pavimenti, ma con esiti stilistici molto diversi. Di solito si eseguivano le opere musive usando “tessere” – cioè piccoli cubi o parallelepipedi – marmoree, di color bianco, rosso o verde-nero, che solo tardivamente, e per i soli mosaici parietali, furono sostituite con altri materiali più preziosi come la pasta vitrea policroma, che veniva addirittura dorata quando si trattava di dare l’impressione della luce solare e di circondare i personaggi raffigurati di un’aura divina. I mosaici parietali avevano di solito per soggetti dèi ed eroi; dopo la fine del IV secolo, il mondo cristiano se ne impadronì per raffigurare Dio, Cristo, la Vergine, gli angeli e i santi oppure il chrismón costantiniano, cui sempre più spesso si andò sostituendo la croce. Oltre che lungo le pareti delle basiliche, i mosaici più splendenti e preziosi furono quelli posti sopra gli architravi d’ingresso dei principali edifici sacri o dei palazzi imperiali nonché nelle alte absidi che delimitavano a oriente le basiliche......
 
di Franco Cardini