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Il tempo di Erode

Dai bambini armeni ai nostri giorni è una lunga strage di innocenti

acquerelli realizzati per Luoghi dell’Infinito da Luca Cavalca

acquerelli realizzati per Luoghi dell’Infinito da Luca Cavalca

​Cosa c’è nell’aria che ci circonda, quale nebbia melmosa, oscuramente minacciosa, ottunde le nostre menti e i nostri cuori non appena pensiamo ai bambini? Quale vento infernale ci sospinge verso un’irrequietudine perenne, vacua quanto superficiale, all’inseguimento di luccicanti fantasmi di espansione creativa dell’io, di un “realizzarsi” solipsistico, senza relazione con l’altro? Perché così tante persone non sembrano più coinvolte nella trasmissione di sé attraverso la carne e il sangue dei piccoli esseri che da noi nascono, e che come esili pianticelle devono essere fatti crescere verso la luce, irrobustendosi attraverso quelle cure amorevoli e sagaci che realizzeranno in loro il nostro futuro? La catena delle generazioni sembrerebbe qualche volta essersi perduta... I bambini non interessano più, se non come appendici solitarie e nervose, giocattoli di adulti immaturi. O come oggetti sessuali, creature impotenti da torturare. Una nuvola greve, portatrice di ogni maleficio, si estende da un capo all’altro della terra sui piccoli umani, un destino di precarietà e di intima solitudine, o peggio, una perversa maledizione che viene attirata proprio dalla loro fragilità, immaturità fiduciosa, giovinezza estrema. E così l’Occidente sperpera la sua forza, avviandosi a un tramonto vile e arreso, in cui le luci sfolgoranti della modernità piano piano si abbassano, come un sipario alla fine della rappresentazione......

 

di Antonia Arslan