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Illegio, i colori del viaggio

La piccola pieve nelle montagne carniche ospita una mostra internazionale sul tema del cammino: dai pellegrini ai profughi fino alla meta ultima

​Il desiderio di partire, il sogno di una terra promessa, il ritorno alla patria, la caccia al tesoro, l’ascesa del monte o la discesa negli inferi, la ricerca di se stessi, sono grandi archetipi diffusi nelle letterature e nell’arte di tutti i tempi. L’uomo è provocato da impulsi interni e da occasioni esterne a chiedersi da dove viene, dove sta andando, perché è qui. E poiché nella nostra finitezza abita un desiderio infinito, siamo connotati dall’istinto dello spingerci oltre.
“Oltre. In viaggio con cercatori, fuggitivi, pellegrini” è il titolo della nuova mostra in corso a Illegio, piccola pieve delle montagne carniche. Un racconto dei viaggi dell’anima verso i luoghi dell’infinito con 45 dipinti suddivisi in cinque sezioni tematiche, provenienti da trenta collezioni pubbliche e private italiane ed europee. Le opere, scelte in un arco temporale di cinquecento anni (si va dalla tempera su tavola di Mariotto di Nardo con le Storie di San Nicola, del primo ventennio del Quattrocento, a La Barca di Caronte di José Benlliure y Gil, datata 1919), riconducono a quattro fonti principali – la mitologia greca e latina, la Bibbia, la letteratura cristiana medievale, la Divina Commedia – e immergono il visitatore in percorsi, cammini, naufragi e ricerche avventurose, esodi e fughe.
Il cuore è in alcuni capolavori che riflettono le diverse esperienze di mobilità umana. Uno è firmato dal grande fiammingo Jacob Jordaens, nel 1652, La Sacra Famiglia in fuga su una barca. Commissionato dalla regina Cristina di Svezia, proviene dal castello di Skokloster, non lontano da Stoccolma. C’è tutto, in quel quadro: intensità di fede e finezza d’arte, disperati e spensierati, passato e attualità. È toccante, in effetti, rivedere in quella scena dipinta dal maestro di Anversa il barcone su cui Cristo viaggia sulle rotte dei profughi di oggi. E di fuggitivi si ragiona anche davanti all’impressionante tavola del Museo Borgogna di Vercelli, dipinta da un ottimo ammiratore del Bramantino agli inizi del Cinquecento, con Enea alla corte di Didone. Altro momento forte è l’Adorazione dei Magi degli Uffizi, tra le ultime opere di Sandro Botticelli, lasciata incompiuta nel 1498, mistica, strana e popolatissima, intrisa degli echi delle profezie del Savonarola e delle agitazioni politiche dell’Italia e di Firenze in particolare.
Quanto ai pellegrini, ne vediamo di antichi e di recenti, tra predelle di squisita ricchezza, come quella di Lorenzo Monaco dal Museo di San Marco di Firenze, San Nicola che salva i naviganti del 1415 circa, e le vie della preghiera che valicano i monti nell’infiammato dipinto del 1859 di Ferdinand Waldmüller, Il malore del pellegrino.
 
di Alessio Geretti