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In compagnia dei santi

Gli apostoli, i martiri, i protettori: le immagini dei loro volti puntellano la storia della cristianesimo

Nell’antica Roma, prendere decisioni alla presenza di un’immagine di un Cesare le convalidava come se si fosse stati realmente al cospetto dell’imperatore. Così il ritratto ha sempre significato la rievocazione della persona rappresentata. Il rapporto del popolo ebraico con il ritratto fu invece difficile e controverso. Come nessuno poteva farsi un’immagine di Dio, così nessuno poteva ritrarre l’uomo, creato a Sua immagine.
Il cristianesimo con le sue reliquie, inquietanti per gli ebrei, come il Mandylion  o la Sindone, iniziò a maturare un rapporto diverso con le immagini che, nonostante i molti periodi storici avversi alla figurazione, trionfarono diventando parte integrante della pietà popolare. Né la lotta iconoclasta dei primi secoli né l’aspra persecuzione protestante contro alcune forme d’arte sacra, in primis le raffigurazioni dei santi, poterono fermare questa meravigliosa scuola dello sguardo, questa straordinaria Biblia pauperum che ha fatto la cultura millenaria dell’Europa e del mondo.
Furono anzitutto i martiri a entrare gradualmente, ma decisamente, nella liturgia della Chiesa come exempla, modelli per coloro che, timorosi di guardare direttamente a Cristo o alla Vergine Maria, con più serena confidenza si affidavano all’intercessione di un santo. Basterebbe citare il Canone romano per renderci conto di quanto l’ausilio dei santi fu percepito prezioso dal sensus fidei del popolo di Dio......

 

di Maria Gloria Riva