Luoghi dell' Infinito > L'agricoltura nel Medioevo, primavera contadina

L'agricoltura nel Medioevo, primavera contadina

In Europa una serie di innovazioni tecnologiche e l’organizzazione territoriale favorirono lo sviluppo dell’agricoltura e il conseguente incremento demografico

​Franco Cardini

Il passaggio del mondo euromediterraneo dall’Antichità a quel periodo - convenzionalmente situabile nel millennio tra V e XV secolo - ch’è ormai radicata consuetudine definire “Medioevo” fu paradossalmente segnato da due caratteristiche le quali potrebbero a prima vista apparire contraddittorie: la permanenza di alcune strutture geostoriche di fondo che peraltro subirono importanti cambiamenti climatici e sociodemografici da una parte, la discontinuità istituzionale e antropologico-culturale dall’altra.
L’irruzione massiccia dei Germani entro i confini dell’Impero romano innescò processi sociali inediti. Nel corso dei secoli, le migrazioni di popoli e l’incontro fra genti diverse avrebbero dato origine a una società nuova: quella europea. Tuttavia il processo di assimilazione fu lungo e nei primi secoli accompagnato da molte difficoltà, dovute soprattutto al generale peggioramento climatico, dal VI secolo accompagnato dall’arrivo di una devastante epidemia di peste con un conseguente crollo demografico, e dalle convulsioni che accompagnarono il disfacimento della pars Occidentis dell’Impero romano. Le trasformazioni in atto furono accompagnate da incertezze e talvolta da rivolte. Uno dei principali mutamenti riguardò proprio la progressiva scomparsa della servitus, la schiavitù classica, in quanto nei latifondi la manodopera agricola schiavistica fu soppiantata dai coloni. Una figura, quella del colono, già conosciuta nei secoli precedenti, ma con uno statuto giuridico nettamente migliore.
Ciò che conosciamo della pratica agricola rinvia a un impiego assai ridotto del suolo, destinato per lo più a uso arativo e a prato, dal quale non provenivano risorse alimentari sufficienti. Il bassissimo rendimento (rapporto tra seminato e raccolto) determinato dall’impiego di attrezzature da dissodamento inadatte ai pesanti terreni settentrionali - il grande aratro a ruote, munito di versoio e coltro, si diffonderà lentamente solo dopo l’VIII secolo - rese l’incidenza dei prodotti cerealicoli sussidiaria rispetto all’allevamento brado nei boschi, in particolare quello dei maiali. Meno esposti ai condizionamenti climatici dai quali dipendevano i raccolti, i popoli settentrionali furono quindi anche meno esposti alle carestie che rendevano incerta la sussistenza del mondo mediterraneo: dove tuttavia, al di là del riaffermarsi del bosco e dell’incolto, l’agricoltura era favorita dalla qualità più leggera del suolo. Parte integrante e fondamentale dello sfruttamento alimentare dell’ambiente, il bosco e l’incolto divennero riserve fondamentali alla sopravvivenza, assicurando il fabbisogno proteico e una dieta assai variata che non si ridusse, come ad esempio nei secoli bassi del Medioevo, al quasi esclusivo apporto di carboidrati assicurato dai cereali. Restarono comunque importanti differenze etniche nel costume alimentare, nel quale i Germani introdussero la loro abitudine al consumo di carni di animali di grossa taglia, là dove il mondo romano-bizantino continuò a privilegiare, accanto al consumo mediterraneo di farine e cereali, quello degli ovini.
Il contadino altomedievale noi ce lo figuriamo stento, gracile, macilento, quasi selvaggio. Bisogna invece sottolineare che, alla luce degli studi degli ultimi decenni, anche in questa cupa rappresentazione della vita rurale dei secoli V-X noi siamo ancora una volta vittime di uno strano pregiudizio che ci fa «anticipare» al Medioevo una serie di elementi negativi della storia europea che, invece, si sono sviluppati più tardi.
Il panorama europeo altomedievale era molto diverso da quello attuale: villaggi e aree coltivate restavano come immersi fra i boschi, le paludi, le aree a pascolo delle alte colline e delle montagne. Il contadino medievale - cioè l’abitante di aree diverse dai centri urbani - non era quindi agricoltore, per quanto per noi i due termini siano sinonimi: o, almeno, non era soltanto tale. Egli era anche pastore, cacciatore, allevatore, pescatore, raccoglitore attento di frutti spontanei. Sulla sua pur povera mensa comparivano pertanto cibi variati e non necessariamente scarsi.
[...]