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Leonardo, l’arte di conoscere

A Milano una mostra sul genio toscano: dall’educazione nella bottega di Verrocchio al disegno e alla pittura come forme di analisi della realtà

​Il volto della Belle Ferronière è un ovale perfetto. Non a caso Leonardo aveva guardato a Piero della Francesca. Eppure immerge quella geometria in una luce, anzi in una penombra soffusa, che accarezza la forma pura, l’ammorbidisce, la scioglie. La rende viva. È dall’ombra, insomma, che nasce l’immagine. E l’ombra le restituisce intatto tutto il suo mistero.
Parliamo della Belle Ferronière perché è l’immagine simbolo della splendida mostra di disegni di Leonardo, impreziosita da alcuni suoi dipinti e da numerosi capolavori di maestri come Antonello, Botticelli, Verrocchio e altri, che Maria Teresa Fiorio e Pietro Marani hanno realizzato a Milano. Parlare oggi di disegni, in Italia, fa pensare a qualcosa di secondario, ma all’epoca e nella cultura in cui viveva Leonardo non era così. Anzi, la teoria neoplatonica diffusa nell’ambiente fiorentino, dal Vasari allo Zuccari, considerava il disegno l’espressione di una forma ideale che coglie l’essenza vera della realtà. Federico Zuccari, che vive circa un secolo dopo Leonardo, arriverà a dire che il disegno interno, cioè l’idea (la forma delle cose che si crea nella mente), è una “scintilla della divinità”, un’emanazione dell’intelletto divino. Disegnare, allora, significa conoscere l’eidos, la dimensione incorporea ed eterna degli elementi. Il disegno, insomma, è la parte fondamentale della pittura.
Leonardo non condivideva totalmente la cultura neoplatonica, tuttavia si forma in una civiltà pittorica che teorizza e pratica il primato del disegno. Ma torniamo alla mostra. Il nome della Belle Ferronière è un equivoco. La battezzò in quel modo un catalogatore ottocentesco del museo del Louvre che confuse il ritratto con quello dell’amante di Francesco I, a sua volta soprannominata così dal cerchietto di ferro che le ornava la fronte. Ciò che più interessa, comunque, è la posa della donna. La straordinaria bellezza del capolavoro leonardesco consiste soprattutto nella musicalità che sprigiona. La posa, che non è di profilo né frontale, rivoluziona (come Leonardo aveva già fatto nella Dama con l’ermellino) la ritrattistica tradizionale......
 
di Elena Pontiggia