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L’avventura di una cattedrale

Grandi spazi per il nuovo Museo dell’Opera del Duomo. In una sala ricostruita la facciata di Arnolfo di Cambio

​Se dicessimo che il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze è la più grande “cava” di tesori dell’arte italiana, non useremmo una semplice metafora. La realtà espositiva, che il 29 ottobre ha inaugurato la sua nuova sede dopo tre anni di lavori, possiede la maggiore concentrazione di scultura monumentale fiorentina al mondo: statue e rilievi medievali e rinascimentali in marmo, bronzo e argento di Arnolfo di Cambio, Andrea Pisano, Lorenzo Ghiberti, Donatello, Luca della Robbia, Michelangelo e altri grandi maestri.
Fondato nel 1891, il Museo dell’Opera del Duomo ospita nella sua collezione le opere che furono realizzate per gli esterni e gli interni del battistero di San Giovanni, la cattedrale di Santa Maria del Fiore, il campanile di Giotto. La missione particolare del museo infatti è stata fin dalla nascita quella di presentare in modo adeguato le opere realizzate per questi edifici. Solo ora però questi lavori possono essere goduti a pieno. La nuova struttura dispone infatti di venticinque sale, alcune delle quali di dimensioni gigantesche, lunghe da venti a quasi quaranta metri e con soffitti che vanno da sei a diciotto metri. Queste inusuali dimensioni non sono un lusso ma, come vedremo, una necessità.
 
Nei primi centoventi anni d’esistenza del museo severi limiti di spazio resero impossibile adempiere al compito di valorizzare il suo immenso patrimonio. Le due sale originali mano a mano aumentarono a diciotto, ma anche queste risultarono insufficienti per le centinaia di opere della collezione, le più grandi delle quali rimasero nelle casse dei depositi. Fu quindi con notevole sollievo che nel 1997 l’Opera del Duomo poté acquistare un vasto edificio attiguo al vecchio museo. Costruito nel 1778 come teatro, era stato adibito a vari scopi nell’Ottocento e nel primo Novecento, da ultimo quello di garage per automobili.
 
Già i primi sopralluoghi fecero capire che nell’immenso vano spoglio sarebbe stato finalmente possibile risolvere lo spinoso problema museologico di come esporre i più di cento elementi provenienti dalla facciata di Santa Maria del Fiore – con le sculture di Arnolfo di Cambio – smantellata nel XVI secolo: cinquanta statue, molte delle quali di dimensioni monumentali, e circa sessanta “frammenti” di rivestimento esterno con decorazioni scolpite e musive. Guardando i trentasei metri di lunghezza del vecchio teatro, l’altezza che sfiorava i venti metri e la larghezza altrettanto ampia, si comprese che qui sarebbe stato possibile ricostruire quasi per intero la facciata antica, mai portata a più di un terzo della quota prevista e ben conosciuta grazie a un disegno realizzato al momento dello smontaggio nel 1587.
 
di Timothy Verdon
 

storico dell'arte, direttore del Museo
dell'Opera del Duomo di Firenze