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Memling, luce e ragione

Il museo di Danzica custodisce il “Trittico del Giudizio Universale” una vera e propria “Sistina” del Nord

​Un quinto della produzione nota di Hans Memling (pittore tedesco di nascita, fiammingo di adozione e di residenza) ha una committenza italiana. Erano i mercanti-banchieri fiorentini operosi nelle Fiandre fra Bruges e Gand (i Portinari, gli Arnolfini, i Baroncelli, i Tani) i suoi migliori clienti. Ed è stato solo per uno sciagurato incidente di viaggio se il suo massimo capolavoro, il Trittico del Giudizio Universale, vera e propria “Sistina” dell’Europa del Nord, non si trova oggi agli Uffizi a tenere compagnia al Trittico Portinari di Hugo Van der Goes, ma nel Museo di Danzica, città oggi polacca.
La vicenda è nota. Il banchiere fiorentino Angelo Tani aveva commissionato al pittore una immane macchina d’altare lunga più di sei metri e alta poco meno di due, dipinta con il Cristo Giudice, la Resurrezione dei Morti, l’Inferno e il Paradiso sul recto, con l’immagine del committente e della moglie sul verso. I documenti non ci soccorrono ma è facile immaginare che un’opera di queste proporzioni, affidata a un artista tra i più celebri e cari d’Europa, deve essere costata una cifra vertiginosa, una cifra che solo un grande finanziere come Angelo Tani poteva permettersi.
Memling lavorò al Trittico del Giudizio per almeno cinque anni dal 1467 al 1472. Nel viaggio verso Firenze via mare, nell’aprile del 1473, la nave che trasportava il trittico venne assaltata e sequestrata da un pirata della Lega Anseatica. Si chiamava Paul Benacke ed era di Danzica. Questo spiega perché il Trittico del Giudizio sia custodito oggi nella città polacca. È appena il caso di aggiungere che a nulla valsero le pressioni politiche e le manovre diplomatiche della Signoria di Firenze e anche della Santa Sede, perché il trittico facesse ritorno nel luogo al quale era destinato. I cittadini di Danzica furono irremovibili. Il Trittico del Giudizio Universale rimase in Polonia e chi vuole vederlo deve recarsi al Muzeum Narodowe w Gdansku.
Ho detto che il capolavoro di Memling è la “Sistina del Nord Europa”. Lo è per le dimensioni imponenti, lo è per l’iconografia, che è quella dell’Ultimo Giudizio quando Cristo verrà sulle nubi del cielo a giudicare i vivi e i morti e a sospendere il Tempo e la Storia. Il Giudice dell’Apocalisse di Memling ha l’iconica maestà della tradizione medievale, ma quanto implacabile, quasi brutale naturalismo c’è nella rappresentazione dei risorti che brulicano sulla terra uscendo dalle tombe scoperchiate, che affollano la rossa fornace dell’Inferno o che, accolti da san Pietro, entrano nel Regno dalla porta del Paradiso dove gli angeli li vestono della tunica dei giusti e li incoronano di gloria!
È esemplare e di straordinario significato storico e didattico il trittico di Danzica perché ci fa intendere come meglio non si potrebbe la differenza fra i due poli del Rinascimento figurativo nell’Europa del XV secolo, fra Firenze e Bruges.

 

di Antonio Paolucci