Quando la letteratura si fa strada
Da tre secoli gli italiani hanno imparato l’arte di viaggiare (e raccontare) per puro diletto
Invece fra Sei e Settecento in Inghilterra e nei Paesi del Nord Europa i giovani rampolli dell’aristocrazia iniziano a concepire e a mettere in pratica un modo nuovo di viaggiare, che non ha più una motivazione specifica ma si caratterizza come “esperienza totale”: culturale, artistica, esistenziale e formativa. L’itinerario del Grand Tour conduce verso Sud e porta in Italia. Naturalmente anche gli italiani si spostano, non solo in Europa ma anche lungo lo Stivale. Così, il XVIII secolo è inaugurato dal Viaggio settentrionale (1700) di Francesco Negri, che raggiunge via terra Capo Nord e descrive stupito la “caccia ai rangiferi” (le renne) e lo svezzamento dei “lapponcini” (i piccoli lapponi). Capolavoro fra i resoconti degli italiani in Italia, i Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino (1792-1797) di Lazzaro Spallanzani fa parte dei resoconti redatti da scienziati naturalisti, come il caposaldo ottocentesco del genere, Il Bel Paese (1876) di Antonio Stoppani, il libro più letto del secolo dopo I Promessi Sposi e Cuore che, grazie alla sua popolarità, nel 1906 darà il nome al nuovo formaggio prodotto da Egidio Galbani......
di Luca Clerici