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Caffè dal profumo d'Oriente

Il caffè di cui non possiamo ormai fare a meno, e del quale gli italiani si considerano maestri, è originario dell’Etiopia e la sua coltivazione lungo il Mar Rosso è attestata nel 700 dopo Cristo. Nel IX secolo si hanno notizie certe del fatto che gli arabi ne bollivano i chicchi ottenendo una bevanda denominata qahwa (che significa “ciò che previene il sonno”). Solo nei secoli successivi, probabilmente in modo casuale, ci si rese conto che i grani preventivamente torrefatti davano risultati migliori. I mercanti arabi però, consci del carattere pregiato della loro merce, non l’esportavano per paura che le piantagioni proliferassero fuori dal loro controllo.
È attraverso il tramite turco, dopo la conquista dell’impero bizantino da parte degli ottomani, che l’Europa conobbe il caffè. I viaggiatori europei nel Vicino Oriente, tornati a casa, parlavano dell’insolita bevanda, ma fino agli inizi del XVII secolo le occasioni per assaggiarlo rimasero poche. Nel 1612 il veneziano Simone Contarini trattava a lungo delle «stanze pubbliche» per la mescita del caffè in Istanbul, i kahvehane, che peraltro – di origine egiziana – nella capitale del sultano esistevano fin dal 1554-55. La bevanda è poi più volte ricordata dal viaggiatore romano Pietro della Valle.
A rompere il monopolio arabo fu Venezia, che portò il primo carico di grani in Italia: sacchi di caffè giunsero nella città lagunare nel 1624. Il caffè e gli utensili per prepararlo, servirlo e consumarlo – comprese le fingian, le tazze – sono inoltre presenti a Marsiglia, fin dal 1644. A Parigi, il celebre Procope (cioè il siciliano Francesco Procopio) aprì una bottega di caffè nel fatidico anno della liberazione di Buda, il 1686, ed era stato preceduto da un altro, l’armeno Pascal, che ne aveva inaugurata una nel 1672-73; ma, già da prima, la celebre visita dell’ambasciatore ottomano Suleyman Aga nel 1669 aveva fatto divenire la nera bevanda di gran moda nella capitale francese. Anche in Inghilterra verso la metà del secolo diversi locali lo servivano. E Giovanni Battista de Burgo scrive nel suo diario, edito nel 1686, che vi erano «case di caffè» a Parigi, a Londra, e a Livorno. Ma il primo caffè italiano nacque, ovviamente, proprio a Venezia: si tratta dello storico Florian, entrato in attività nel 1683, cioè nell’anno stesso della liberazione di Vienna dall’assedio ottomano. Anche in quella circostanza nacquero molte leggende sull’origine della diffusione della bevanda e addirittura sul dolce che doveva accompagnarla, a forma di mezzaluna a ricordo dei turchi sconfitti: il croissant francese, il Kipfel tedesco che nel suo nome deriva dall’arabo hilal, “mezzaluna”.
 
di Franco Cardini