Luoghi dell' Infinito > Editoriali > Madre, padre, figlio, mistero di relazione

Madre, padre, figlio, mistero di relazione

​Mauro Giuseppe Lepori

Che mistero una famiglia composta da un Figlio che è Dio, una Madre immacolata e un padre adottivo, peccatore come noi, anche se giusto e santo! Sembra una composizione fuori da ogni normalità. Eppure, il mondo non ha mai visto e non vedrà mai una famiglia più umana della Sacra Famiglia di Nazareth, perché fu una famiglia tutta come Dio l’ha voluta.
Quando Dio si è fatto uomo, ci ha rivelato la verità e la bellezza dell’umano. Non solo nella persona di Gesù, ma nella rete di rapporti che egli ha tessuto incarnandosi e abitando in mezzo a noi. Con la sua presenza in relazione, Cristo ci ha rivelato com’è e come vive l’uomo compiuto, l’uomo vero, il nuovo Adamo non deturpato e traviato dal peccato; ha rinnovato la rivelazione e l’esperienza che la verità dell’uomo è una verità di rapporti, la verità di una comunità il cui nucleo è familiare. Nella Sacra Famiglia, Dio ha rivelato come deve essere l’uomo vero dentro il tessuto di rapporti che lo definiscono. La verità umana di Cristo si è così comunicata all’umanità intera irradiandosi dal focolare di Nazareth.
Come è avvenuto questo? Cosa ha creato lo Spirito Santo a partire dall’incarnarsi del Figlio di Dio nel grembo di Maria, sposa di Giuseppe? Come è penetrata l’umanità redenta di Cristo nel mondo umano che da Adamo ed Eva si sta generando fino alla fine dei tempi? In fondo, tutto è avvenuto attraverso una dinamica elementare che Dio ha proposto a persone povere e semplici: la domanda e il dono dell’accoglienza. Chiedere accoglienza è proprio dei piccoli, dei poveri, dei bambini. Anche accordarla sembra più facile fra i poveri che fra i ricchi e i potenti.
Passeggiavo recentemente fra le ville architettonicamente stupende di un comune in Svizzera. Tutto era bello, pulito, ma provavo un disagio crescente, qualcosa che mi soffocava. Ho capito che era il fatto che ogni casa era chiusa su se stessa: muri, siepi, recinti, portoni e cancelli. Non c’era comunicazione fra una casa e l’altra, non si formava un paese, un habitat comunitario. Tutto era disposto in modo da vedersi e sentirsi il meno possibile. E questo è triste, perché l’umano non è così, non è fatto per questo. Ho capito perché amo il mio paese, la strada dove sono cresciuto, dove mia mamma dalla finestra poteva chiamare ogni giorno la vicina a bere il caffè, e i bambini correvano da una casa all’altra, da un giardino all’altro, per giocare insieme…
Per questo, la verità umana che Dio ha riplasmato creando la famiglia di Nazareth non dobbiamo tanto impararla guardando alle grazie straordinarie che ogni suo membro ha incarnato o ricevuto, ma contemplando ciò che queste tre persone si sono accordate reciprocamente in risposta all’invito di Dio. Appunto la semplicità dell’accoglienza. Accettando, ognuno secondo la sua natura e il suo carisma, di accogliere il Bambino Gesù, Maria e Giuseppe hanno consentito a vivere con lui e fra di loro – e a irradiare – la realtà che permanentemente rinnova l’umano: l’accoglienza dell’altro, l’accoglienza del piccolo, di chi non può vivere, crescere, essere felice se qualcuno non l’accoglie.
La verità dell’umano che inizia e si irradia dalla Sacra Famiglia è un’umanità che accoglie l’altro non solo facendo qualcosa, ma facendosi accoglienza. Un’umanità cioè capace di silenzio che ascolta e di dialogo che condivide, fosse anche la correzione. Ma dov’è ora questa “Sacra Famiglia”, questo luogo di esperienza e irradiamento di umanità vera, profonda, lieta, affettuosa, e quindi bella? Non dobbiamo cercarla nell’antichità, perché essa vive oggi, per noi e con noi, come Cristo risorto. È la Chiesa, questa comunità di poveri peccatori a cui Dio domanda e dona di accogliersi ed accogliere tutti come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo si accolgono in un amore eterno.
La Chiesa non è “esperta di umanità” (Populorum progressio, 13) come uno scienziato è esperto di una determinata materia. La Chiesa è un’esperienza in atto, un cantiere di umanità nuova che si costruisce, come la vita della Sacra Famiglia, sul miracolo costante, impossibile all’uomo ma possibile a Dio, di accogliere il Figlio di Dio in ogni volto umano che si affaccia sulla nostra esistenza.