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Agostino, una vita per l’Infinito

Gli studi, gli incontri, le grandi domande intorno a Dio e all’uomo: la storia di sant’Agostino

​Franco Cardini

Sulla soglia venerabile di quell’età della teologia, della mistica e della cultura cristiana che ordinariamente si denomina “patristica” – il tempo dei “Padri della Chiesa” e dei loro scritti fondanti – stanno anzitutto i Padri orientali, quali Atanasio di Alessandria, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Giovanni Crisostomo di Antiochia, Giovanni di Damasco. Ma noi occidentali amiamo riferirci soprattutto ai quattro Dottori della Chiesa Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio.
Di Girolamo basti ricordare che a lui si deve la Vulgata, la Bibbia in lingua latina direttamente tradotta dall’ebraico, tenendo conto senza dubbio della tradizione ellenofona ma senza più dipenderne esclusivamente.
Papa Gregorio I, detto Magno, fu una straordinaria guida spirituale e politica nell’Italia del VI secolo devastata dalle invasioni barbariche.
Quanto ad Ambrogio vescovo di Milano, egli ha occupato un ruolo determinante nello sviluppo della cultura cristiana latina successiva, non solo grazie alla sua immensa opera e alla sua indomita energia che gli permise di tener testa a imperatori come Teodosio, ma anche per la conversione di un giovane promettente e anzi già affermato retore nato nel 354 a Tagaste, oggi Souk-Ahras in Algeria, nella colta provincia di Numidia: Aurelio Agostino. L’Africa mediterranea da molto tempo era uno dei migliori e più prosperi centri culturali e sociali dell’impero, e aveva già dato i natali a imperatori e a spiriti elevati, da Settimio Severo ad Apuleio...
Sulle origini di Agostino non sappiamo quasi nulla: ma in effetti egli doveva essere numida, cioè berbero; e berbero pare essere stato il nome di sua madre, Monica, adattazione latina del nome numidico Monna ispirato a una divinità locale. Agostino avrebbe sempre ricordato con affetto e riconoscenza la sua patria africana, illustre per le scuole di letteratura e di eloquenza nelle quali egli stesso aveva studiato. E, al di là di qualunque determinismo che è sempre da evitare, bisogna dire che il suo oceanico genio poté svilupparsi come tale non certo soltanto, ma di sicuro anche grazie alla terra nella quale egli nacque.
Dopo una gioventù ch’egli stesso ricorda come disordinata e viziosa – probabilmente esagerando, ma fondando con ciò un durevole topos agiografico – una trascinante passione filosofica lo spinse nel 374 ad aderire a un manicheismo fortemente impregnato di temi gnostici. Si è notato come, in Agostino, finissero per riemergere a tratti i residui di questo suo giovanile manicheismo – con il suo atteggiamento pessimistico nei confronti della natura umana –, ch’egli aveva peraltro provveduto a respingere nel robusto trattato De genesi contra manichaeos.
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