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Alla origini del monachesimo. La regola dei Padri è la carità

Tra Oriente e Occidente, eremiti e cenobiti, un percorso alle origini del monachesimo

​Lisa Cremaschi


Scrive san Giovanni Crisostomo nel suo trattato Contro gli oppositori della vita monastica: «Gesù Cristo non usa né il nome di laico, né quello di monaco. Questa distinzione è stata introdotta dagli uomini. Le Scritture non la conoscono [...] È dunque un errore mostruoso credere che il monaco debba condurre una vita più perfetta, mentre gli altri possano fare a meno di preoccuparsene [...] Quelli che vivono nel mondo e i monaci devono arrivare a un’identica perfezione» (Contro gli oppositori della vita monastica 3,14).
Giovanni Crisostomo fa due affermazioni molto importanti. Cominciamo dalla seconda: la vita monastica non è una vita più perfetta di quella di qualsiasi altro battezzato. Purtroppo la tradizione cristiana ha cominciato molto presto a parlare della vita religiosa come di una vita di perfezione. Già nel primo secolo la voce dei padri si leva ad ammonire chi vive nel celibato a non sentirsi migliore degli altri cristiani. Di perfetto non vi è che la carità e la carità è il fine di ogni vita cristiana in qualsiasi stato essa sia vissuta.
Ma Giovanni Crisostomo dice anche che «Gesù Cristo non usa né il nome di laico, né quello di monaco». Di monaci e di monachesimo nella Bibbia non si parla. Appare il termine monótropos nella traduzione dei Settanta del Salmo 68 (67),7: «Dio fa abitare quelli che hanno un comportamento univoco (“non diviso”, “non distratto”) in una casa». La traduzione greca di Simmaco adopera il termine monachoí: «Dio fa abitare i monaci in una casa». In un’altra traduzione greca della Bibbia, quella di Aquila di Sinope, così è reso il verso 11 del Salmo 86(85): «Rendi monaco il mio cuore». Ma anche in questo caso non si tratta di un’opera specifica richiesta a una particolare categoria di cristiani, bensì di quella semplificazione del cuore, di quella unificazione interiore che viene richiesta a ogni discepolo del Signore.
Da dove viene allora il monachesimo cristiano? Come mai a un certo punto della storia del cristianesimo apparve il fenomeno monastico? La letteratura monastica più antica risale alla metà del IV secolo e non si attarda a narrare le origini del monachesimo, le motivazioni del suo sorgere. Essa intende piuttosto far entrare in una tradizione, far vivere un’esperienza; è una letteratura edificante nel senso letterale del termine, vuole cioè contribuire a far vivere la tradizione monastica, e non spiegare come, quando, perché sia nato il monachesimo.
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