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RINASCIMENTI D'ITALIA

​Termine dalla storia complessa, “Rinascimento” fu usato nei modi con cui lo conosciamo oggi da Jules Michelet nel 1855 e da Jacob Burckhardt nel 1860 per descrivere il clima culturale del XV secolo. Ma il problema dell’uomo è che conia le parole e poi crede che siano verità metafisiche. Ama pensare la storia come una sequenza di età dell’oro e decadenze, ma il tempo è granuloso e non si lascia irretire in un codice binario. Allora perché “rinascimenti d’Italia”? Abbiamo voluto indagare epoche profondamente segnate da crisi e sconvolgimenti individuando figure e movimenti che hanno aperto nuovi orizzonti e speranze. Una lettura del passato può aiutarci a comprendere il nostro tempo.  Il numero monografico è aperto da due editoriali. Nel primo il filosofo Sergio Givone osserva come la vera soluzione alla pandemia sia tornare al bene comune. Nel secondo Giovanni Gazzaneo, curatore della rivista, riflette su come la pandemia abbia risvegliato le “domande ultime” messe ai margini nei tempi moderni. Lo speciale è aperto da una meditazione di Pierangelo Sequeri, un vero e proprio “manifesto” teologico per un ritorno ad abitare la comunità e la terra. Franco Cardini prende in esame i concetti di “crisi” e di “rinascita”, ma anche i tanti miti che hanno manipolato la storia. Segue una serie di ritratti di santi che hanno segnato un profondo punto di svolta: Benedetto da Norcia, a firma di Enzo Bianchi, Francesco d’Assisi, di Antonio Musarra, e Caterina da Siena, in un inedito di Anna Maria Cànopi. Si passa quindi a una sezione dedicata alle diverse arti: le figure di Dante e Petrarca raccontate da Davide Rondoni; il Rinascimento “febbricitante” di Timothy Verdon; la stagione del Barocco, trionfo dei sensi, di Paolo Portoghesi; la “lingua promessa” di Alessandro Manzoni secondo Antonia Arslan; la stagione delle arti visive dopo la Grande Guerra, di Elena Pontiggia.  Infine una corposa sezione dedicata alla modernità. Il sociologo Ulderico Bernardi racconta l’epopea della grande emigrazione italiana che ha costruito un nuovo mondo. Quindi due “eroi” dell’italia del Novecento: Gino Bartali, campione di ciclismo e “Giusto tra le Nazioni”, raccontato da Alberto Caprotti, e Adriano Olivetti, di Giuseppe Lupo. Impresa e comunità sono le due parole chiave di questo grande industriale: parole estremamente valide ancora oggi, come spiega Luigino Bruni nel suo testo sul boom economico. Sono gli anni di un’italia che si rialza dalle sue macerie e che ha la sua vera forza nell’assenza di retorica, caratteristica bene evidenziata dal cinema neorealista, raccontato da Alessandro Zaccuri. Ancora Novecento con Paolo VI, profeta nel tempo delle svolte, nel testo di Andrea Riccardi. Per giungere ai nostri giorni, con il nuovo viadotto sul Polcevera progettato da Renzo Piano, nel servizio di Leonardo Servadio. Conclude lo speciale una riflessione d’artista, dello scultore e poeta Massimo Lippi, sull’alba del risorto, luce della storia.
Infine le rubriche di Mario Botta, Maria Gloria Riva, Andrea Milanesi, Silvano Petrosino, Maria Emmanuel Corradini, Paolo Benanti,  Antonia Arslan.