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VAL D’ORCIA POESIA DI TERRA

​Monografia in occasione del ventennale del riconoscimento Unesco
«Nella mia nicchia di solitudine, mentre il giorno umano e non umano sfugge dalla terra, dall’incavo dei suoi piccoli monti e si eclissa tra le pieghe dei suoi aridi dossi, l’animo elabora anche nostalgia dei propri simili, del contatto con il mondo degli uomini: perché è nella separatezza che viene rivalutata la totalità». Così Mario Luzi (1914-2005), il grande poeta che tanti versi, scritti ha dedicato alla Val d’Orcia e all’amata Pienza, dove ha trascorso le estati dal 1979 al 2004. Abitata dagli etruschi, attraversata dai pellegrini della Francigena, culla della città ideale voluta da Pio II, terra di fatica per generazioni di contadini e poi meta per intellettuali e artisti, venti anni fa è stata riconosciuta “paesaggio culturale” dall’Unesco e iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Due le motivazioni principali: il territorio è un «esempio eccezionale del ridisegno del paesaggio protorinascimentale che illustra gli ideali del Buon Governo e la ricerca estetica che ne ha guidato la concezione»; la valle è stata «celebrata dai pittori della Scuola Senese, è divenuta un’icona del paesaggio che ha profondamente influenzato lo sviluppo del pensiero paesaggistico».

L’editoriale è dell’arcivescovo metropolita di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza il cardinale Augusto Paolo Lojudice, una accorata descrizione della Val d’Orcia come patria dello spirito, dove terra e cielo si abbracciano.
La monografia si apre con un resoconto da parte dello storico Ugo Sani delle vicende che hanno portato la Val d’Orcia a entrare nelle liste dell’Unesco, esito di un movimento popolare che l’ha salvata dal destino di discarica. Franco Cardini tratteggia una serie di biografie di personalità storiche che hanno incarnato lo spirito di queste terre. Una di queste è Enea Silvio Piccolomini, salito al soglio pontificio come Pio II. A lui si deve la città ideale di Pienza, al centro dei testi di Alfiero Petreni, che ricorda anche il rapporto speciale di Mario Luzi con questo sogno diventato realtà. Il poeta e scultore Massimo Lippi da senese doc rievoca invece le memorie, la fatica e la spiritualità della Val d’Orcia, terra riarsa baciata da Dio. Ugo Sani ci porta tra le vie di San Quirico, dove Carlo Pizzichini apre le porte dei rinascimentali Horti Leonini, diventati teatro di manifestazioni di arte contemporanea. Giovanni Gazzaneo descrive invece una giornata in Val d’Orcia, tra borghi, castelli e paesaggi assolati. Ancora Massimo Lippi squaderna le bellezze romaniche dell’abbazia di Sant’Antimo, Alessandro Zaccuri racconta l’invidia di Hollywood per questo set naturale (la cui poesia è stata celebrata al vertice da Andrej Tarkovskij). Infine Franco Cardini, Bernardo Gianni e Marco Nereo Rotelli racconto la “loro” Val d’Orcia.
Chiudono il numero le rubriche “Homo viator” di Franco Cardini, “L’altro Novecento” di Massimo Lippi, “Le strade del vino” di Lucia Stefani, “La scala d’oro” di Marco Vannini, “Lo spazio del suono” di Luigi Garbini, “Amicizie” di Antonia Arslan.