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Visioni dall’alto (o lo sguardo oltre)

​“Luoghi dell’Infinito” entra nel suo venticinquesimo anno. Nato per accompagnare i lettori di “Avvenire” verso il Grande Giubileo del 2000 attraverso i sentieri dell’arte e della natura, della cultura e della storia, ha proseguito il suo cammino ben oltre. “Visioni dall’alto (o lo sguardo oltre”) è il tema della monografia del numero 265, in edicola con il quotidiano da martedì 5 ottobre. Sono chiamate a raccolta alcune delle firme più prestigiose della storia della rivista, nel tentativo di aprire gli occhi a una visione dall’alto che si allarghi sempre di più sul mondo e sull’orizzonte infinito.


Le prime pagine del numero raccolgono auguri e riflessioni di personalità del mondo della cultura, della scienza e delle arti, per i 25 anni della rivista. Proponiamo di seguito gli stralci di alcuni interventi. 
Flavio Caroli, storico dell’arte
«Quel che più mi colpisce di “Luoghi dell’Infinito” è la qualità, la cura, l’amore con cui è concepita e realizzata. Tanto i testi sono scelti e redatti con attenzione e garbo, quanto sono efficaci ed espressive le immagini, tutte accattivanti e selezionate con intelligenza, capaci di comunicare qualcosa che va al di là di quel che la parola dice».

Carlin Petrini, fondatore di Slow Food
«“Luoghi dell’Infinito” continua a fare da venticinque anni è di scegliere di puntare al benessere dei propri lettori, quindi delle persone e quindi al benessere sociale, basandosi principalmente sulla condivisione e divulgazione di un bene immateriale ben preciso: la cultura. Papa Francesco ci spinge a intendere il benessere come una condizione spirituale che si basa essenzialmente su beni immateriali. Questo personalmente lo trovo estremamente rivoluzionario. Ecco che chi difende un bene immateriale quale la cultura, al fine di incrementare il benessere dei più, si fa soggetto valoroso e promotore del cambio di rotta tanto necessario quanto richiesto dal nostro Pontefice. Per questo motivo auguro a “Luoghi dell’Infinito” di tenere ben saldo il prestigioso ruolo di custode della biodiversità culturale italiana: un ricco tesoro che è in grado di mantenere in equilibrio tutta la nostra società».

Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio
«Grazie a “Luoghi dell’Infinito” che in questi venticinque anni ha accompagnato questa ricerca offrendo immagini, parole e idee che aiutano a comprendere il “carisma” degli spazi in cui l’uomo e la donna superano la loro limitatezza. “Luoghi dell’Infinito” è la rivista che ci ha aiutato, con costanza, culto della bellezza, intuito spirituale e finezza, a essere meno chiusi nel nostro io e a farci pellegrini dell’infinito».

Mariapia Veladiano, scrittrice
«Una rivista può essere bella in molti modi. Perché ha una bella grafica, propone belle fotografie, pubblica articoli belli. C’è un canone e lo riconosciamo. E in questo modo “Luoghi dell’Infinito” è bella, molto bella, in un modo raro. Ma noi diciamo “bello” anche di cose, frammenti, rovine, persone che sono fuori canone. È un bello che la Bibbia conosce. «I piedi del messaggero di lieti annunzi che annuncia la pace» (Is 52,7) sono sporchi del viaggio, feriti e deformati dai sentieri dei monti, ma sono “belli”, scrive il testo, perché sono parte di una storia di salvezza. Ecco. Anche in questo senso “Luoghi dell’Infinito” è una bella, bellissima rivista. Perché racconta da venticinque anni l’unica storia: ogni “luogo” dell’umano è storia di bellezza». 

Stefano Zamagni, economista, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali
«La festa di compleanno del mensile “Luoghi dell’Infinito”, edito da “Avvenire”, è un’occasione propizia per esprimere un duplice sentimento. Per un verso, l’ammirazione nei confronti di una testata che ha fatto della filocalia – l’amore per il bello – la via di accesso alla comprensione di questioni di grande rilevanza come la giustizia benevolente, lo sviluppo umano integrale, l’educazione, l’ecologia integrale. Per l’altro verso, il sentimento di gratitudine per il modo in cui, in questo quarto di secolo, “Luoghi dell’Infinito” ha saputo interpretare la celebre affermazione di Hans Urs von Balthasar: “In un mondo senza bellezza […] anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione […]. In un mondo che non si crede più capace di affermare il bello, gli argomenti in favore della verità hanno esaurito la loro forza di conclusione logica”».


La monografia “Visioni dall’alto (o lo spazio oltre”)
 Nel primo dei due editoriali che inaugurano la monografia, l’arcivescovo Bruno Forte si sofferma sul tema della bellezza, tra Agostino e Tommaso d’Aquino, due campioni della teologia alla ricerca dell’infinito nel frammento. Nel secondo il coordinatore di “Luoghi dell’Infinito” Giovanni Gazzaneo rievoca lo spirito che ha caratterizzato la rivista in questo quarto di secolo. Il cardinale Gianfranco Ravasi traccia un percorso “dall’isola all’infinito”: tempo umano ed eternità sono due poli dialettici, ma nel mistero dell’Incarnazione diventano uno. Pierangelo Sequeri offre una riflessione sulla gloria della liturgia, il “luogo” che apre il “tempo”. Un inedito di Anna Maria Cànopi ci offre una profonda meditazione sul mistero di Dio amore: se viviamo dell’amore diventiamo amore e generiamo amore. Franco Giulio Brambilla invita a riscoprire “la santità del segno” a partire dalla famiglia. Leonardo Sapienza innalza un canto all’uomo “poeta del Creato”: contemplare la natura può essere preghiera, ma è necessario ritrovare lo stupore perduto, il senso di meraviglia ucciso dalla civiltà tecnologica. Marco Bersanelli alza gli occhi di astrofisico e di credente al cielo stellato: la vita stessa, osserva, è sgorgata da quella materia e da quella energia. Erri De Luca regala una intensa riflessione sul rapporto con la montagna, luogo di frontiera dove si sperimenta il proprio corpo. E dove la vera meta è il ritorno a valle. Paolo Portoghesi attraverso le cupole di Bernini e Borromini racconta due idee diverse del cielo barocco. Franco Farinelli riflette sulla natura della mappa come rappresentazione mistica del mondo. E mistica è la poesia di Arsenij Tarkovskij, presentata da Amedeo Anelli, come lo sono anche i racconti di Georges Bernanos, così intrisi del fardello santo della realtà, nella lettura di Maria Antonietta La Barbera. Antiche luci e miraggi del progresso: è il tema dell’inedito di Gilbert Keith Chesterton. Vincenzo Bertolone racconta l’eroismo semplice e umile del giudice Rosario Livatino. Chiudono il numero, prima delle consuete rubriche, le riflessioni di Francesco Lorenzi, cantante dei The Sun, e della poetessa Roberta Dapunt.  Nel festeggiare questi 25 anni, il nostro grazie ai tanti che hanno amato e amano “Luoghi dell’Infinito”, che hanno scritto o l’hanno arricchito con le immagini, in particolare a coloro che non sono più tra noi: l’abbè Pierre, Zygmunt Bauman, Ulderico Bernardi, Tina Beretta Trezzi, Anna Maria Cànopi, Loris Capovilla, Philippe Daverio, Roger Etchegaray, Giuseppe Laras, Mario Luzi, Gabriel Mandel, Carlo Maria Martini, Alda Merini, Pepi Merisio, Domenico Montalto, Ermanno Olmi, Michele Piccirillo, Franco Zeffirelli…