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luce e ombra

​Luce e ombra sono per la cultura occidentale ciò che vuoto e pieno nello zen sono per l’Oriente: non concetti in opposizione ma in relazione, i poli di un sistema che inducono e consentono movimento, come nelle forze di un campo magnetico o nelle profondità del desiderio. Solo ciò che è vivo si muove. «Ecco l’unica cosa che mi piacerebbe veramente di tenere in pugno, il suono dell’ombra», scriveva Alda Merini. «Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa», diceva Giuseppe Ungaretti. A luce e ombra, essenze rivelatrici l’una dell’altra, e trama di cui siamo intessuti, dedichiamo il numero monografico di Luoghi dell’Infinito, il mensile di arte, cultura e itinerari in edicola da martedì 7 aprile con il quotidiano “Avvenire”. 

 Due gli editoriali come duplice è il tema. Il primo è della poetessa Roberta Dapunt, che racconta come luce e ombra segnino il ritmo del tempo e della consapevolezza; il secondo è della carmelitana e biblista Maria Cristiana Dobner sulla loro natura mistica. Il rabbino Vittorio Robiati Bendaud ripercorre l’incipit biblico e quella scintilla che è innanzitutto spirituale. Padre Ermes Ronchi ci porta invece alla notte del Getsemani e del Venerdì Santo, a cui segue la luce del giorno senza tramonto. Il sole e la luce sono centrali in gran parte delle religioni storiche e contemporanee: ne traccia una mappa lo storico Franco Cardini. Filosofico è lo sguardo di Sergio Givone, che legge la luce come grembo del mondo. Alessandro Beltrami offre un percorso tra i diversi volti di Ulisse così come li hanno elaborati la cultura antica e quella occidentale: vero archetipo dell’uomo nei suoi slanci ma anche nei suoi lati oscuri. Timothy Verdon racconta il tempietto del Santo Sepolcro, realizzato da Leon Battista Alberti in San Pancrazio a Firenze, vero monumento alla Pasqua. Ancora arte con Elena Pontiggia che ci conduce nella mostra milanese di George de La Tour, maestro europeo della luce, in attesa che possa tornare a essere visitata dal vero. Un maestro come Paolo Portoghesi illumina invece il rapporto stretto che c’è tra architettura, luce e ombra,  a cui offre una chiosa Leonardo Servadio soffermandosi sul valore della soglia e della penombra nello spazio sacro cristiano. La poesia al confine delle tenebre è il filo rosso dell’antologia curata da Roberto Mussapi e commentata dalle fotografie di Elio Ciol, a cui dedica un testo Giovanni Gazzaneo. Il buio della storia e la necessità di un’alba percorrono il reportage di Greta Semplici sul Ruanda, tra genocidio e tempo presente. Chiude il numero un inedito di Gilbert Keith Chesterton sulla luce più grande, quella della risurrezione.