Luoghi dell' Infinito > Trecento viaggi di carta alla ricerca del cuore del mondo

Trecento viaggi di carta alla ricerca del cuore del mondo

​Per una rivista culturale raggiungere il trecentesimo numero è meraviglioso - e fuori da ogni logica attuale. Secondo quello che ci viene raccontato e che constatiamo ogni giorno, d’altronde, la carta stampata è in crisi nera, le tirature delle principali testate italiane continuano a calare... eppure i quotidiani hanno sempre più pagine, sono gonfi come ranocchie pronte a scoppiare: e per una fedele come me, è desolante vedere le pile delle cosiddette “rese” sul banco della mia edicolante, che tiene aperta la sua stanzetta, quasi di fronte a casa mia, dalle 7 alle 13, quando passo abitualmente da lei per un saluto all’ora di pranzo.
Ma l’arruffata capigliatura pepe-e-sale del direttore - e fondatore - del mio mensile preferito (veramente, uno dei due!) svetta su questo Numero 300 con giusto orgoglio toscano: e io sono fiera e felice di far parte del gruppo di eterogenei sognatori che concorrono ogni mese a scriverlo (per me, acchiappando saldamente l’ultima pagina!). Ma non riesco a immaginare l’enorme lavoro organizzativo che sta dietro a ogni numero: per mettere insieme queste teste, appunto, eterogenee e variamente inclinate e sognanti, ognuna con le sue piccole manie, i suoi ritardi cosmici o rituali, le sue piccole ossessioni, il suo modo di scrivere (che ritiene senz’altro speciale); ognuna convinta di essere la migliore (solo nel proprio campo, si spera...). E per generare quella visione unitaria che percorre ogni numero e lo rende unico: perché il lettore scopre presto quanto l’argomento in realtà lo interessi, e si sente stimolato ad approfondirne le molteplici, preziose sfaccettature: si tratti dell’acqua o del sole, delle pievi romaniche o delle cattedrali gotiche, di Francesco d’Assisi, di Dante e del Manzoni o dei mosaici bizantini che risplendono a Ravenna.
Su tutti il direttore Giovanni - un assoluto virtuoso del telefono - presiede, armonizza, tira orecchie riluttanti, ricorda con drammatica urgenza scadenze quasi immediate; e poi, con aria fintamente bonaria e gentile vaghezza, ti insinua in mente i suoi genuini lampi di genio (che all’ascoltatore si rivelano preziosi contributi al proprio pensiero, e che arrivano di solito proprio al momento giusto). Le sue telefonate sono quanto mai gradite, tanto è vero che se non arrivano ti senti - almeno io, mi sento - un’amica un po’ trascurata, perché al fondo di tutto il suo lavoro c’è un’autentica, forte, genuina sete di amicizia, e la volontà di unire le persone cercando in ognuna il riflesso della bellezza del Creatore. E usando questo meraviglioso nome, “Luoghi dell’Infinito”, per espandere questa visione, come onde concentriche in un lago tranquillo, Giovanni sta al suo posto di comando, lo rispetta e fa il suo dovere, come il capitano di una nave benedetta. Così se lo raffigura ogni tanto la mia fantasia... Sembra che lui davvero, come dice l’antico proverbio (non a caso, toscano...), “una ne fa e cento ne pensa”: a volte ti sorprende, come accadde con me, nei primi mesi del 2023, quando mi disse improvvisamente, senza preavvisi di alcun genere: «Sai, ti abbiamo dato il Premio Montale» e io risposi «Ah, grazie», pensando a una battuta, ma senza capirla. E invece era vero, e molto bello è stato riceverlo a Milano, a febbraio di quest’anno a Casa del Manzoni, coi sollazzosi interludi del ristorante dei mille risotti...