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A Milano le altre realtà di Max Ernst

​Se il Dadaismo, sorto durante il primo conflitto mondiale, è stato un movimento artistico “contro”, atto a sovvertire le convenzioni estetiche e sociali dell’epoca, il Surrealismo, grazie allo sviluppo della psicoanalisi, si è occupato soprattutto dei meccanismi dell’inconscio. «Automatismo puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere […] il reale funzionamento del pensiero» lo definiva André Breton nel primo Manifesto del 1924. E Max Ernst (1891-1976) è stato tra i più emblematici interpreti sia della parentesi Dada che della sua naturale evoluzione surrealista. Tedesco di nascita ma parigino d’adozione, la sua arte visionaria è stata influenzata innanzi tutto dalla pittura metafisica di de Chirico. Ernst è stato anche “inventore” di tecniche come il frottage, il grattage e di romanzi-collages con illustrazioni tratte da enciclopedie e pubblicazioni scientifiche. In mostra più di 400 opere tra dipinti, sculture, gioielli e libri. Il percorso espositivo si apre con l’Oedipus Rex dipinto nel 1922, un secolo fa, per immergersi in capolavori come il Crocifisso del 1914, Il bacio (1927) e l’Angelo del focolare (1937). Un’arte surreale, tanto sorprendente quanto attuale.
“Max Ernst”, a cura di Martina Mazzotta e Jürgen Pech. Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12. Fino al 26 febbraio. Catalogo Electa. Info: maxernstmilano.it