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Le vette dell’espressionismo elvetico

​L’Espressionismo in terra svizzera, dagli inizi del Novecento alla metà del secolo. Una corrente artistica nata in Germania ma che ha coinvolto in particolare l’Europa del Nord, con la sua raffigurazione cruda della realtà e i colori ferrigni, che preannunciavano il tramonto delle illusioni della Belle Époque e i cataclismi delle guerre mondiali. I cantoni elvetici, grazie anche al loro plurilinguismo, sono sempre stati permeabili a una certa cultura estera che trovava in essi sia rifugio politico che una fonte d’ispirazione alternativa. La mostra accoglie le opere di Cuno Amiet, del Canton Soletta, precursore dell’Espressionismo elvetico e vicino ai Fauve francesi, come del resto l’ensemble di Ginevra “Le Falot”. Il gruppo di Lucerna “Der Moderne Bund” e quello di Basilea dei “Rot-Blau” guardavano invece all’esperienza raffigurativa degli artisti tedeschi aderenti a “Die Brücke”, mentre “L’Orsa Maggiore” di Ascona si dedicava soprattutto all’idilliaco paesaggio ticinese. Presenti tra gli altri Interno con tre donne di Albert Müller, La lettrice di Hans Berger e Primavera grigia, vera e propria poesia visiva di Alice Bailly.
“Espressionismo svizzero”, a cura di David Schmidhauser e Daria Jorioz. Aosta, Museo Archeologico Regionale. Fino al 20 ottobre. Catalogo Silvana. Info: regione.vda.it