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Manzù e l’eterno nella materia

​Oltre quaranta sculture in bronzo e marmo, insieme a una selezione di disegni, in un’accurata retrospettiva che celebra il grande mestiere dell’arte incarnato da Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 - Roma, 1991). Il quale, oltre a essere consapevole che «la materia bisogna vincerla e per vincerla bisogna conoscerla, ossia possedere il mestiere e la tecnica», riusciva nelle proprie opere a dominare e a trasfigurare quella stessa materia, circondandola di un alone spirituale. La rassegna evidenzia il rapporto tra lo scultore e alcuni pontefici del Novecento, da Pio XII a Paolo VI, soffermandosi sulla figura di Giovanni XXIII, anch’egli bergamasco e grazie al quale Manzù imposterà in maniera compiuta la Porta della Morte nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Presenti le nature morte, come Sedia con aragosta e Cestino di frutta, l’Ulisse, la Donna che guarda in ebano, Il Crocifisso e il generale, Il miracolo di San Biagio e i ritratti, tra cui spiccano quelli dedicati alla moglie Inge. E poi ci sono loro, i Cardinali: una raffigurazione talmente intensa da raggiungere l’astrazione, colmando la materia di un senso di eterno rispetto al tempo umano.
“Giacomo Manzù. La scultura è un raggio di luna”, a cura di M. Concina, D. De Luca, A. Fiz. Vercelli, Arca ed ex Chiesa di San Vittore. Fino al 21 maggio. Info: comune.vercelli.it