Con il rinascimento comincia, nel consueto lessico storico e nella mentalità diffusa, anche l’età moderna: e, con essa, la modernità con le sue principali caratteristiche, cioè il primato dell’individualismo e dell’economia, il processo di secolarizzazione e – grazie alla scienza e alla tecnologia – l’egemonia dell’europa qualificata dalla sua volontà di potenza su un mondo non più "a compartimenti stagni".
Con la modernità, e l’economia-mondo che ne è espressione e motore, nasce appunto l’occidente moderno che attiva, egemonizzandola, la dinamica della globalizzazione, gestendola secondo i principi e le necessità di una Weltanschauung di segno prometeico e faustiano: cambiare, distruggere, ricostruire, scoprire, inventare, progredire, guadagnare, dominare. E' questa, l’"eccezione occidentale" che ha conquistato e cambiato il mondo, in quanto ha introdotto nella storia due essenziali e rivoluzionarie novità che l’hanno distinta da tutte le società tradizionali: primo, la negazione progressiva di qualunque senso all’universo e alla vita, accompagnata dal parallelo emergere di una visione invece teleologica della storia; secondo, l’inversione del rapporto tra produzione e consumo.
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