Per lo storico dell’arte, ma anche per il visitatore mediamente colto, l’ingresso nel museo di arte religiosa moderna (il settore collezionistico che sta fra le stanze di Raffaello e la sistina incrociando l’appartamento Borgia) è un’autentica sorpresa. Passare da Raffaello a Marino Marini, a Matisse, a chagall provoca lì per lì un certo sconcerto. È impossibile non avvertire con stupore, ma anche con qualche iniziale disagio, l’improvvisa discontinuità fra le forme d’arte che hanno accompagnato fin qui il nostro viaggio attraverso i musei vaticani e le sculture e i dipinti che ora ci stanno davanti.
Solo dopo (e sarà un’esperienza intellettuale di non ordinario significato) il visitatore capirà che questo inaspettato segmento museale tradisce un allestimento recente, è idealmente motivato, è parte di un più vasto progetto culturale e politico che ha per oggetto il dialogo della chiesa uscita dal concilio vaticano ii con il tempo presente. Il museo di arte religiosa moderna fu inaugurato quarant’anni fa, ma assai prima dell’inaugurazione ufficiale c’era stato un travaglio intellettuale profondo e complesso, che ha attraversato tutto intero il novecento e che rappresenta una pagina importante nella storia moderna del cattolicesimo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abbonati a Luoghi dell’Infinito per continuare a leggere
La rivista è disponibile in formato cartaceo e digitale
Abbonati alla rivistaSei già registrato? Accedi