Quegli spettri urbani che turbano l’arte

di Alessandro Zaccuri

Il cinema e la narrativa degli ultimi cento anni spesso ruotano intorno a città svuotate e terrifiche. Metafore trasparenti di un’umanità ferita

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La scoperta più recente, almeno per il lettore italiano, riguarda la “pseudo-città” alla quale approda il sacerdote protagonista di la cattedrale, lungo racconto del polacco Jacek Dukaj. Siamo sugli Ismiraidi, un remoto avamposto astrale in cui si sta sviluppando il culto non autorizzato di un martire dai poteri miracolosi. Mentre la popolazione locale – atterrita dall’incombere di una catastrofe cosmica – si dà alla fuga, un teologo indaga sul tempio che l’asteroide sembra aver edificato in modo spontaneo, dando luogo a un’architettura straordinariamente simile alle visioni di Antoni Gaudí.

Niente da fare: non appena si parla di città fantasma al cinema o in letteratura, la mente corre al fantastico, nella fattispecie alla fantascienza. un genere per il quale la degradazione del paesaggio urbano “post-qualcosa” è un elemento pressoché irrinunciabile, in una gamma di variazioni che va dal poetico wall-e targato pixar (ricordate? La terra è ormai ridotta a una discarica e solo l’impavido robottino si muove fra torri di rifiuti sempre più simili ai grattacieli deserti) fino al corrusco io sono leggenda interpretato nel 2007 da Will Smith, ultimo giustiziere superstite in pattuglia per le strade di una New York devastata ma niente affatto irriconoscibile.

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