De Chirico e la gioia dell’Apocalisse

di Giovanni Gazzaneo

Nelle tavole del 1940 un approccio nuovo e sorprendente al testo giovanneo

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​«In quella grande e strana casa che è l’apocalisse […] io vado in giro incuriosito e felice, come il fanciullo, tra i suoi balocchi, nella notte di natale», annotava Giorgio De Chirico nel 1941 in un testo dedicato a Raffaele Carrieri, il poeta che, nell’agosto del 1940, l’aveva invitato a confrontarsi con il testo giovanneo. Un approccio totalmente nuovo, e sorprendente negli esiti, rispetto a quello degli artisti che l’avevano preceduto. esempio tra i più significativi della sua produzione che ha per soggetto l’evento cristiano.

De Chirico ha il coraggio di guardare alla visione di Giovanni – nonostante l’orizzonte oppresso dalla più terribile delle guerre – con gli occhi di un bambino che si affida totalmente alla bontà del padre e alla tenerezza del figlio nella notte di Betlemme. Ed ecco che l’immagine sacra trova una libertà travolgente: è speranza e insieme gioco, liturgia e palcoscenico. tutto viene accolto e immaginato, tranne la paura e l’orrore dell’abisso. 

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