L'espressione greca (tà) biblía, “i libri”, indica una pluralità di scritti. nella trascrizione latina e italiana del termine greco biblía si perde l’idea di più libri raccolti insieme. Il singolare latino biblia e quello italiano bibbia esprimono piuttosto l’idea dell’unità del libro, nonostante la presenza dei diversi autori, ai quali sono attribuiti i vari scritti. quella parte della bibbia che i cristiani chiamano antico testamento comprende, secondo il canone cattolico, quarantasei libri. Alcuni di questi, nelle edizioni a stampa, sono formati da pochi capitoli, altri invece sono molto grandi, come il libro di Isaia che si estende per sessantasei capitoli.
Questo primo insieme di libri, scritti in massima parte in ebraico con alcune pagine in aramaico – solo pochi sono scritti in greco –, forma l’antico testamento. il termine italiano “testamento” traduce il greco Diathékē, che letteralmente significa “alleanza” o “patto”. l’espressione antico testamento, per indicare la raccolta di libri sacri per gli ebrei, è stata coniata dall’apostolo paolo in antitesi con il nuovo testamento o nuova alleanza (2cor 3,14). Il sintagma “nuova alleanza” è formulato la prima volta dal profeta Geremia: l’alleanza è detta “nuova” – in greco kainè diathékē – rispetto a quella precedente stipulata da dio, tramite mosè, con i figli di israele, al monte Sinai, dopo l’uscita dall’Egitto (ger 31,31). l’autore della lettera agli ebrei, che cita il testo di Geremia (31,31-34) nella versione greca, parla di “prima” – prótē – e “nuova” – kainé – alleanza che “è antiquata” o “invecchia” (eb 8,7.13)
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