Fin dal suo primo apparire alla loggia di San Pietro, Papa Francesco ha saputo unire gesti e parole a formare un linguaggio universale, comprensibile da tutti e, al contempo, particolarissimo, specchio fedele del suo cuore, della sua visione della chiesa e del ministero che ha assunto. Anzi, c’è una parola da lui scelta che l’ha preceduto e ha aperto la strada a quelle che si sarebbero succedute in rapida sequenza, una parola pronunciata dal cardinale Protodiacono, una parola in latino ma che tutti hanno capito benissimo: «franciscum». francesco è il nome con cui Jorge Mario Bergoglio si è aperto una breccia nei cuori di oltre un miliardo di cattolici, di decine di milioni di cristiani di altre confessioni e di un numero imprecisato di uomini e donne di ogni credo e di ogni luogo.
Il nome Francesco, infatti, con il suo immediato rimando al santo di Assisi e con la sua presenza assolutamente inedita nell’elenco dei successori di Pietro, è subito stato colto come sintesi di un programma, come sguardo rivolto ai poveri, come appello alla semplicità e riferimento al vangelo sine glossa, come attenzione al creato e ricerca della pace e del bene nei rapporti tra le persone e nei conflitti di ogni tipo
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