Le avventure spirituali del maestro Albers

di Beatrice Buscaroli

Una doppia mostra in Umbria narra l’impegno didattico del pittore dal Bauhaus agli Stati Uniti. E al tempo stesso la sua sete di assoluto

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Il viaggio per nave che nel 1933 lo aveva condotto a New York doveva essere stato pieno di insidie, se, come raccontano, molti dei progetti su vetro realizzati in germania si erano infranti irrimediabilmente. Josef Albers, con la moglie anni, si sta recando in carolina del nord, chiamato a dirigere un’istituzione appena inaugurata: il black mountain college. Niente a che vedere con il Bauhaus appena costretto a chiudere dopo l’ultima, breve parentesi berlinese.

Si tratta di una scuola di “arti liberali”, ispirata ai principi cari a John Dewey: le arti visive incontrano i principi della progettazione, la letteratura dialoga con la scenografia, la poesia interseca la musica. Non parla una parola di inglese, ma a chi gli domanda quale sia il compito di una scuola di questo tipo risponde: «aprire gli occhi».

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