verba marzo

di Anna Maria Cànopi

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«Per fede Mosè rimase saldo, come se vedesse l’invisibile» (eb 11,17). Mosè, il bambino salvato dalla morte per la fede della madre e dalle acque del nilo per l’umana pietà della figlia del faraone, quando, adulto, conobbe la dura sorte dei suoi fratelli, preferì essere maltrattato assieme a loro piuttosto che godere i favori della corte. Egli aveva succhiato la fede del dio d’israele dalla sua vera madre, che lo aveva allattato come balia.

E proprio di lui, il “salvato”, Dio volle servirsi per liberare gli ebrei dalla schiavitù. Dal roveto ardente gli ordinò di presentarsi al faraone per chiedere di lasciar partire gli ebrei. e la prima reazione di Mosè fu lo sgomento: «perdona, signore, io non sono un buon parlatore». dio lo rassicurò, ma non ritirò l’ordine – «chi ha dato una bocca all’uomo o chi lo rende muto o sordo? Non sono forse io, il signore? Ora va’!» – e gli mise accanto il fratello Aronne: «egli sarà la tua bocca» (es 4,10-17).

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