Il silenzio è all’origine, e ciò che è all’origine è nel cuore e nell’osso della poesia. il verso del poeta è modulato sul silenzio, similmente all’opera compositiva ed esecutiva del musicista. ma il silenzio ha senso, per il poeta, in quanto è all’origine e in quanto è origine di qualcosa che accade, prende forma, si muove, agisce, vive, confligge, resiste. Il verso nasce dal silenzio, quel silenzio che si muove dall’origine verso il suono: il primo tocco alla corda apre una nuova scena, l’uomo entra in azione. sto parlando della poesia lirica, mossa dal suono della cetra che chiama la voce del poeta: umana, – poiché egli è indubitabilmente un uomo, vulnerabile e mortale – ma anche transumana, perché con la sua voce il poeta comunica realtà che trascendono la pura vita terrena.
Orfeo fa piangere le piante, le rocce e le belve feroci, con la poesia che canta, e quando perderà l’amatissima euridice, morsa da un serpente nel giorno stesso delle nozze, i suoi versi commuoveranno anche le cupe divinità del regno di ade, che gli apriranno le porte consentendo per la prima volta a un vivente di accedervi. per salvare euridice, riportarla alla vita. ma se orfeo cantasse solo l’amore di orfeo per euridice, le sue parole non commuoverebbero. la poesia non crea solidarietà, comprensione: la poesia annichilisce la resistenza dell’io e fa tua la storia di un altro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abbonati a Luoghi dell’Infinito per continuare a leggere
La rivista è disponibile in formato cartaceo e digitale
Abbonati alla rivistaSei già registrato? Accedi