«Il dramma della mia vita è che ho scritto musica religiosa per un pubblico che non ha la fede». L’amara considerazione non ha impedito a olivier messiaen (1908-1992) di rappresentare un caso unico. L’elemento sacro è sempre stato una delle componenti essenziali della sua musica – che a esso si è ispirata o lo ha suggerito, lo ha rivestito e se ne è fatta rivestire – e il compositore francese ha scritto musica fondata strutturalmente, dal punto di visto compositivo, sui principi dottrinali della religione cattolica, portandola nel contesto laico delle sale da concerto.
Messiaen non ha infatti affidato alla sua produzione “ufficiale” lavori espressamente liturgici (tranne il solo mottetto eucaristico o Sacrum Convivium), ma ha invece portato negli auditorium di tutto il mondo brani come l’ascension e la transfiguration de notre seigneur Jésus-Christ per orchestra, i pianistici vingt regards sur l’enfant-jésus e visions de l’amen o per il prediletto organo la nativité du seigneur e livre du saint sacrement.
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