Quel dialogo senza parole

di Anna Maria Cànopi

Parlare del silenzio è un paradosso. Eppure la ricerca interiore avvicina a Dio

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​Ogni volta che cerco di parlare del silenzio mi trovo inadeguata; mi accorgo che lo descrivo in modo sempre un po’ diverso, come cercando di avvicinarmi a esso per approssimazione, volendo esprimere attraverso nuove immagini altre sfumature di questa realtà indicibile, eppure eloquentissima. non si riesce a “dire” il silenzio se non vivendolo, facendone l’esperienza interiore.

Del silenzio bisognerebbe, dunque, parlare tacendo. C’è in proposito un significativo detto dei padri del deserto, quegli antichi monaci che, vivendo davvero il silenzio, lo irradiavano attorno a sé: «tre padri avevano costume di andare ogni anno dal beato antonio; due di loro lo interrogavano sui pensieri e sulla salvezza dell’anima; il terzo invece sempre taceva e non chiedeva nulla. dopo lungo tempo, il padre antonio gli disse: “è tanto tempo ormai che vieni qui e non mi chiedi nulla”. Gli rispose: “a me, padre, basta il solo vederti”» (n. 27; in patrologia graeca 65,84).

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