Francesco d’Assisi è un po’ come dante o come Shakespeare: più lo si studia e se ne approfondiscono la figura e il messaggio, più si complica e si dilata. Eppure, per la maggior parte di noi egli resterà per sempre quello dei fioretti, il Francesco che parla con le tortore e con il lupo.
E pensare che quella raccolta di aneddoti, a differenza di quello che pensano in tanti, non è affatto cronologicamente prossima alla vita del santo – si tratta della volgarizzazione tardo-trecentesca di un testo latino databile più o meno al secondo quarto di quel secolo, quindi molto tempo dopo la scomparsa del poverello nel 1226 – e tantomeno è un testo “ingenuo” e “spontaneo”. contrariamente a quel che è parso a chi è rimasto incantato dalla loro “freschezza”, si tratta di pagine “di parte” e sovente molto dure.
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