Non è più, il nostro, tempo di diari di viaggio. forse non è neppure più tempo di viaggi, ma solo di turismo. è così che milioni di visitatori attraversano assisi: frettolosi e ammirati, affannati a rubare in una foto, in una cartolina, un po’ del suo incanto. È però sufficiente far girare indietro la ruota dei secoli, senza fretta, per godere del piacere tutto speciale di visitare assisi attraverso le pagine, spesso folgoranti per acume e sensibilità, dei molti viaggiatori – alcuni illustri, altri oscuri testimoni del tempo – la cui penna ha indugiato sulla «fertile costa» cantata da dante.
Si scopre allora che la città, negli ultimi cinquecento anni, è così poco cambiata che l’umanista flavio biondo riconoscerebbe nei particolari «la antichissima città d’assisa posta su un alto colle; longe da classio tre miglia, patria di san francesco, il quale vi ha anco hoggi le sue sante reliquie, con un tempio più magnifico, e più bello di altro che habbia italia», da lui descritta a metà del quattrocento.
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