Tatuato sulla schiena della più imprevedibile – e discutibile – delle eroine, oppure criptato nei dati anagrafici del compagno di scuola più odioso, quello che prima o poi avrà la peggio, ma nel frattempo spadroneggia. simbolo di forza interiore da un lato e di cieca prevaricazione dall’altro, oltre che dell’incrocio misterioso fra luce e ombra: il drago, in ogni caso, è tutt’altro che un estraneo nel bazar degli immaginari nostri contemporanei.
Tanto che in due fra i più fortunati prodotti di intrattenimento degli ultimi decenni il drago è lì, minaccioso e solenne insieme. se lo porta disegnato sulla schiena lisbeth salander, la caratteriale, geniale e all’occorrenza spietata protagonista di millennium, la serie di thriller pubblicata con straordinario successo globale dallo svedese stieg larsson (nel 2004, alla morte dell’autore, i romanzi completi erano tre, di un quarto si favoleggia anche se, in realtà, ne resterebbe solo qualche appunto).
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