Il mistero del frutto proibito

di Anna Maria Cànopi

Dal paradiso terrestre all’Apocalisse: quando il male si insinua nel rapporto tra Dio e l’uomo, fino alla “guerra del cielo”

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​Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona (gen 1,31). con questa gioiosa esclamazione dio pose il suo sigillo sull’intera creazione, ma soprattutto si compiacque per la sua creatura più bella: l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza. così era “in principio”, quando dio creò il cielo e la terra: bellezza, bontà e armonia. ma in questa realtà così bella, ecco apparire all’improvviso – mistero insondabile! – la presenza del male, da cui scaturiscono l’odio, la violenza, le sopraffazioni e tutte quelle forze disgregatrici che generano terrore e angoscia.

Mentre adamo ed eva in serena collaborazione compivano il lavoro di custodi del giardino, affidato loro da dio, lo spirito del male, apparendo sotto forma di serpente, pose loro una domanda insidiosa allo scopo di seminare il dubbio e il sospetto nei loro cuori e così separarli dal creatore: «è vero che dio ha detto: “non dovete mangiare di alcun albero del giardino?”. rispose la donna: “dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino dio ha detto: “non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. ma il serpente disse alla donna: “non morirete affatto! anzi, dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come dio, conoscendo il bene e il male”» (gen 3,1-4).

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