Pochi sono gli animali che in tutte le culture dell’umanità dispongono di uno statuto simbolico tanto ricco e polisemico quanto il serpente e il suo “parente mitico”, il drago con due, quattro o più zampe, che talora si presenta anche alato e sputafuoco. nella sua storia dei serpenti e dei draghi il naturalista bolognese del xvi-xvii secolo, ulisse aldrovandi, annunciava: «abbiamo suddiviso quest’opera sui serpenti, con la prima parte di questa storia, in due libri, in modo da conoscere appunto, dopo aver esaminato nel primo la natura dei più noti e nel secondo quella dei meno noti, le abitudini dei draghi.
Esistendo peraltro varie specie di questi, prenderemo le mosse innanzitutto da quei draghi che si distinguono per la cresta o per la mole corporea [...]. noi, seguendo l’opinione comune degli autori, al momento chiamiamo draghi i vecchi serpenti, contrassegnati da una cresta. e così a un primo sguardo ci comporteremo con gli altri draghi, e poi parleremo di quelli che mancano di zampe, poi dei bipedi e quindi di quelli insieme bipedi e alati».
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