Di solito arriviamo a belluno dalla strada alta. si passa per santa giustina e sedico, poi ci si immerge nella valle, fra l’elegante villino liberty, con torrette e finestroni ogivali, il supermercato pieno di luci e offerte promozionali, l’austera casona ottocentesca, l’invitante bar alla moda con dovizia di luci soffuse e tavolinetti col ripiano di vetro.
E la valle si offre dai due lati della strada, finché a un certo punto si allarga a sinistra in un enorme prato solitario circondato da alte cime, con una sola grande casa sullo sfondo.
Mi ha sempre dato l’impressione di un luogo magico, vietato agli umani e aperto agli elfi e alle fate gentili, dove ruscelli allettanti serpeggiano fra l’erba folta e ingannevoli fioriture nascondono paludi insidiose. ma l’altro giorno ci sono andata dalla “strada bassa”, l’autostrada. c’era un sole cristallino e fermo, l’aria quasi liquida per la trasparenza assoluta. la luce giocava sui vetri della macchina; elfi e folletti, sembrava, erano discesi dalle montagne, e ci guidavano.
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