Il mistero di Matteo

di Antonio Paolucci

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​Di caravaggio noi ammiriamo lo stile già “cinematografico”, fondato sul contrasto della luce e dell’ombra. quando la luce divora l’ombra emergono l’inquietante evidenza, il fatale splendore e, dunque, la terribile moralità del vero visibile. è qui, nel mondo degli uomini abitato dall’ombra e svelato dalla luce, che caravaggio racconta la storia, attualizzandola, rendendola moderna. si prenda la celebre chiamata di Matteo.

I vangeli sinottici – matteo (9,9), marco (2,15-17) e luca (5,29-32) – sono espliciti. la sceneggiatura è, come sempre, fulminea. matteo è un pubblicano, uno che riscuote le tasse per conto dei romani: un rinnegato collaborazionista. il suo status è quello dell’infamia. sta all’ultimo posto nella scala sociale e nella considerazione etica di un giudeo del primo secolo della nostra era. gesù vede questa specie di intoccabile e gli chiede di seguirlo. immediata è la risposta del chiamato. lascia tutto e segue il maestro.

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