185 periferie

di Franco La Cecla

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Cos’è che rende bella una città? Cos’è che fa della vita quotidiana un’esperienza soave, che aiuti a sentirsi a proprio agio, che produca rapporti tra persone che non siano solo di nervosismo e stress? Un ruolo sicuramente preponderante ce l’ha quello che gli architetti chiamano “arredo urbano”. Ci sono città non belle per monumenti ma piacevoli perché lo stile dei lampioni e l’intensità delle luci serali, la gradevolezza delle panchine e dei giardini, la cura dei viali alberati le rendano tali. ci sono poi città che sono indifferenti a questa componente, che la ritengono un po’ uno spreco, un inutile orpello.

Milano, ad esempio è tra queste. come se l’attitudine pratica dei suoi abitanti volesse somigliare più a una tuta da lavoro e jeans che a una seppur modesta eleganza. Milano non è brutta, ma ha alcune costanti di “disattenzione” che fanno stupire chi non è abituato a viverci. prendiamo i marciapiedi, sono tra i più brutti d’europa, costruiti “come se non dovessero essere mai guardati”. fatti di asfalto nero, deformati dal calore e dal freddo e soprattutto trattati come se fossero semplici piste per pedoni.

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