Si chiamava moishe, in verità. mark era il suo nome russo. più comodo, il secondo, per la parigi degli anni ’10. ma nel profondo quel nome da patriarca gli era rimasto impresso a fuoco. il cognome segal in ebraico, šagalov in russo. chagall per tutti.
Quel qualcosa (spesso il cuore) che ogni traduzione perde nei suoi passaggi, lo conservano le tele. «non sono un pittore russo, sono un pittore ebreo» disse. chagall lo fu sempre: sia che dipinga rabbini, capre dal viso semita, o crocifissi e amanti sospesi tra cielo e terra.
«Ciò che è determinante non è che dio è, ma che tutto ciò che è, è insito in dio». è una delle massime di cui è ricco il chassidismo, la corrente dell’ebraismo a cui apparteneva la famiglia di chagall: una tradizione impregnata di un senso vivido per il miracolo possibile e quotidiano.
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