MARC CHAGALL

di Alessandro Beltrami

La fiaba, la Bibbia e la Shoah nel percorso dell’artista che ha innalzato un Cristo ebreo sulla croce

Immagine articolo
Lente zoom immagine

Si chiamava moishe, in verità. mark era il suo nome russo. più comodo, il secondo, per la parigi degli anni ’10. ma nel profondo quel nome da patriarca gli era rimasto impresso a fuoco. il cognome segal in ebraico, šagalov in russo. chagall per tutti.
Quel qualcosa (spesso il cuore) che ogni traduzione perde nei suoi passaggi, lo conservano le tele. «non sono un pittore russo, sono un pittore ebreo» disse. chagall lo fu sempre: sia che dipinga rabbini, capre dal viso semita, o crocifissi e  amanti sospesi tra cielo e terra.

«Ciò che è determinante non è che dio è, ma che tutto ciò che è, è insito in dio». è una delle massime di cui è ricco il chassidismo, la corrente dell’ebraismo a cui apparteneva la famiglia di chagall: una tradizione impregnata di un senso vivido per il miracolo possibile e quotidiano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Abbonati a Luoghi dell’Infinito per continuare a leggere

La rivista è disponibile in formato cartaceo e digitale

Abbonati alla rivista

Sei già registrato? Accedi

Immagine articolo

Mondo CEI