«Mucania. Ma io ti chiamo luceania, terra di luce». così pensavo qualche mese fa, non ricordo più in quale mio viaggio in auto in quella terra vasta e ondosa di colline e invasa dalle albe. Luceania, una nostra oceania di luce, che si incontra in strade che a tratti si perdono nel niente. se traversi il ventre d’italia, l’irpinia, verso canosa, poi devii giù e trovi la strada per matera, ecco, lei, luceania. Come una introduzione, una premessa, o forse meglio una promessa di un prodigio ancora più grande. la luce e la pietra che si sposano e quasi vedi crearsi l’una nell’altra: matera.
Fino a pochi anni fa ne sapevo poco o niente. quel che ne sanno tutti. un posto pieno di fascino, le grotte, la miseria e la riscossa, i set dei film... Poi in un posto sperduto del brasile, in una favela, mentre giravano con me in scena un film documentario su quelle realtà misere e illuminate dalla carità di alcuni, ho incontrato un artista, un fine artigiano scultore e creatore di fischietti e figure magiche.
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