Sironi, l'eternità come tragedia

di Elena Pontiggia

A Roma una mostra ripercorre l’opera dell’artista che ha interpretato la pittura come rivale dell’architettura

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Milano, 26 marzo 1923. nell’elegante galleria del cavalier lino pesaro, in via manzoni (dove oggi si trova il museo poldi pezzoli) si inaugura la mostra di un gruppo nato da poco: il novecento italiano. Il nome ambizioso nasconde una ristretta compagnia di artisti: sono sette. margherita sarfatti, il critico che sostiene il gruppo, predilige e mostra a tutti i presenti i quadri di un illustratore, il caricaturista del “popolo d’italia”.

Non molti sanno che è anche un pittore. si chiama sironi: ha sempre vissuto a roma, ma dopo la guerra si è trasferito a milano. la galleria è piena: artisti, intellettuali, personalità politiche. Ma non sono lì solo per la pittura. Alle 17 verrà a inaugurare la mostra il presidente del consiglio, benito mussolini. Sono passati più di ottant’anni da allora, e di sironi si continua a parlare; spesso però in rapporto al fascismo, con la tipica miopia del presente che sopravvaluta la politica.

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