E la città conquistò il Novecento

di Flaminio Gualdoni

Da oggetto misterioso a terra promessa, incubo e utopia,la scoperta dello spazio urbano da parte dell’arte italiana

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​«La prima città fu edificata da caino. Nemrod, che fu malvagio, e fu uno dei primi a far mostra di sovranità, fu a sua volta un fondatore di città. vediamo nascere e accrescersi la corruzione e i vizi, con la nascita e lo sviluppo delle città». chi scrive è denis diderot, alla voce cité dell’encyclopédie. Lo schema intellettuale che avvia la modernità prevede dunque una concezione esplicitamente negativa della città (di “città aggressiva” dirà arnold toynbee), dal momento che più ci si allontana dalla condizione di natura più si fa prevalente il disvalore che si ritiene intimamente proprio di un’aggregazione serrata di esistenze e di attività umane.

se questa è la posizione etica, quella estetica procede piuttosto per approssimazioni larghe, in assenza del formularsi di un vero e proprio genere pittorico. la città è villaggio espanso, o sogno antico, o ideale. in effetti nei secoli ultimi la grande tradizione artistica europea descrive architetture, certo, ma non matura una vera e propria “idea di città” come totalità e pienezza visiva.

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