Masce a verona nel 1528, un anno dopo il sacco di roma, al culmine di un decennio a dir poco travagliato. carestie, pestilenze, assedi e battaglie. gli artisti si disperdono e la maniera moderna si diffonde, ma allo stesso tempo prende a essere interpretata e, a volte, contraddetta.
In certi casi, più che di crisi o anticlassicismo, di incertezza e ripiegamento, possiamo parlare di momenti di raro equilibrio e di robusta consistenza. paolo caliari, il veronese come fu soprannominato dopo il trasferimento pressoché definitivo a venezia nel 1556, sembra far parte di questa schiera eletta di interpreti di una maniera in cui convivono senso religioso e fascinazione mitologica, attenzione per la ritrattistica e devozione nei confronti di un gusto architettonico che sanmicheli e palladio stanno sperimentando in tutto il veneto.
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