L’anima dell’abitare, la comunità come avventura

di Mario Botta

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La città come oggi la conosciamo – dal neolitico al post-terziario – è indubbio che rappresenti la forma di aggregazione di uomini più bella, più flessibile e più intelligente che la storia abbia saputo realizzare. non esistono modelli alternativi che attraverso la loro stratificazione nel tempo abbiano raggiunto una tale organizzazione funzionale e formale in grado di rispondere alle attese dell’uomo. la città è la nostra casa collettiva, il luogo fisico di comunicazione per eccellenza e nel contempo il luogo dell’anonimato più spinto; il luogo dove è possibile percepire attraverso l’organizzazione fisica degli spazi la memoria della nostra stessa identità.

Nelle sue configurazioni strettamente legate alle morfologie dei differenti territori, il tessuto urbano testimonia del nostro vivere collettivo, delle nostre istituzioni civili e religiose, delle nostre speranze. la meraviglia che ogni volta proviamo dentro i tessuti costruiti è segno del nostro riconoscere le espressioni della storia, nelle quali diviene possibile identificarci come parti (infinitesimamente piccole) di un’avventura che ha coinvolto l’intera umanità.

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