La parola materna che non conosce legge

di Ermes Ronchi

La misericordia è il vero volto di Dio, quello rivolto ai peccatori. In tutta la Bibbia è la forza che genera (e rigenera) la vita

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Secondo un racconto rabbinico, per ventisei volte il signore si era messo pazientemente all’opera per plasmare il mondo, fondandolo sulla giustizia, ma ogni volta, dopo che era rotolato fuori dalla sua mano, il mondo si rompeva al primo ostacolo e andava in pezzi. Allora il signore tenne consiglio con i suoi angeli: «come dobbiamo fare perché il mondo regga?». Gli angeli dissero: «forse la giustizia non basta, bisognerebbe aggiungere una misura abbondante di misericordia». Il signore fece così, e la ventisettesima volta il mondo, impastato di misericordia, rimase saldo rotolando via dalla mano di Dio.

La misericordia, quale salvaguardia dell’uomo, è per i forti. ci vuole un cuore coraggioso e robusto, che non si arrenda al desiderio di rivalsa, alla retorica del castigo esemplare, all’arroganza della giustizia retributiva. tra due persone, il misericordioso non è il più debole ma il più forte.
Nel linguaggio corrente invece “misericordia” è parola immiserita, ridotta a significati quasi esclusivamente morali, limitata al meccanismo di colpa e perdono. con i suoi sinonimi (compassione, pietà, grazia, benevolenza, perdono...) è stata emarginata dalla cultura moderna, perché accusata di «rendere il cristiano un debole nella storia» (nietzsche), di alimentare un buonismo nemico del bene comune. questa linea di pensiero ha radici lontane: per seneca «la compassione è un vizio causa di ingiustizie, proprio di un animo piccino», e secondo Zenone, filosofo greco fondatore dello stoicismo, «solo l’insipiente e lo sciocco possono provare misericordia».

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