Via della conciliazione oggi ha come risucchiato e spento l’emozione e lo stupore. un tempo non era così: si arrivava a san pietro dai ponti sul tevere, attraversando le stradine della spina dei borghi, ed ecco la piazza con le sue duecentottantaquattro colonne, i quarantaquattromila metri cubi di travertino, le centoquaranta statue della corona apicale. Il “gran teatro di colonne” nelle intenzioni del papa committente Alessandro VII Chigi doveva essere metafora visibile dell’abbraccio della chiesa di Roma a tutti: «agli eretici per restituirli alla vera chiesa, agli infedeli per portarli alla vera fede».
Gian Lorenzo Bernini, che aveva il genio del teatro, trasformerà l’idea in un prodigio. Il fedele che entra nella piazza sostando accanto all’obelisco, meridiana di roma, si sente chiesa militante pellegrina sulla terra, che la chiesa trionfante (i santi e le sante che stanno in alto, in competizione con il cielo o con le nuvole di roma, mutando colore secondo le ore e le stagioni) di lassù vigila, incoraggia, protegge.
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